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a prua e a poppa 59

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:63|3|0]] barba di crino di spazzola; e, passando, fece all’agente un atto della mano, che non compresi. Poi salì sul cassero. Domandai che cosa quell'atto volesse dire. — Vuol dire — mi rispose l’agente — che oggi a desinare ci saranno i maccheroni al sugo. — E mi abbozzò il ritratto di quel signore. Era un negoziante agiato, stabilito a Buenos Ayres, — un infelice come se ne trovan tanti, che, pure godendo a bordo d’un’ottima salute, non possono nè discorrere, nè leggere, nè pensare, e s’annoiano in un modo inimmaginabile, d’una noia che li sgomenta, li tortura, li uccide. Quello là, per sollevarsi un poco, s’era dedicato alla gastronomia, a cui per natura tendeva; aveva fatto relazione col cuoco; era il primo a saper la mattina che cosa si sarebbe mangiato la sera, e ne portava in giro la notizia; entrava venti volte al giorno in cucina, stava a veder pelare i polli, discorreva con gli sguatteri, visitava i forni, bazzicava col pasticciere e con l’oste di prua, scendeva nei magazzini dei viveri, beveva dieci bicchierini di vermouth per far venire l’ora del desinare, e parlava poco, ma non d’altro che di pappatoria, e quando non s’occupava di questa, stava delle ore nella sua cuccetta, con le mani incrociate dietro la nuca, con gli occhi sbarrati,

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