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64 sull'oceano

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:68|3|0]] saran con loro. — E soggiunse, dopo una pausa:

— Facciano buon viaggio.

— Eppure — osservai — quando sono in America, ricordano e amano la patria.

Egli s’appoggiò al parapetto, rivolto al mare. Poi rispose:— La terra, non la patria.

— Non credo, — risposi.

Egli scrollò le spalle. Poi, senza preamboli, col tuono di chi parla per liberarsi una volta per sempre da un importuno, più che per bisogno di confidarsi a lui, aperse l’animo suo con poche parole rapide e secche. Nemmeno lui rimpiangeva la patria, infine. Essa era riuscita troppo al di sotto dell’ideale per cui s’era battuto. Un’Italia di declamatori e d’intriganti, appestata ancora di tutta la cortigianeria antica, idropica di vanità, priva d’ogni grande ideale, non amata nè temuta da alcuno, accarezzata e schiaffeggiata ora dall’uno or dall’altro, come una donna pubblica, non forte d’altro che della pazienza del giumento. Dall’alto al basso non vedeva che una putrefazione universale. Una politica disposta sempre a leccar la mano al più potente, chiunque fosse; uno scetticismo tormentato dal terrore segreto del prete; una filantropia non ispirata da sentimenti generosi degli individui, ma da interessi paurosi di classe.

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