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signori e signore | 75 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:79|3|0]] che debbono soffrire esse medesime: il marito, una figura di maggior di cavalleria in riposo, d’animo forte, pareva; ma domato da una natura più forte della sua, e logorato da un’afflizione sorda e immutabile. Non si parlavano mai, come se non si conoscessero, e non erano mai insieme, fuorché a tavola; ma il mio vicino aveva osservato che lei saettava a lui delle terribili occhiate di traverso, quando le pareva che fissasse qualche signora: all’affetto morto era sopravvissuta la gelosia dell’orgoglio. Una coppia male accoppiata, insomma, come due forzati stretti da una catena, fra i quali ci doveva essere un’avversione profonda, e un mistero. Quello che conosceva meglio di tutti era il comandante: bravo marinaio, rozzo e irascibile, possessore d’un vocabolario maravigliosamente ricco di sacrati e d’ingiurie genovesi, che prodigava al basso personale dell’equipaggio: vere litanie d’improperi, condotte con un crescendo di effetto irresistibile; e altero della vigoria dei suoi pugni, dei quali s’era molto servito durante i suoi vent’anni di onorato comando. Aveva una fissazione, quella d’una severità assoluta in fatto di morale. Porcaie a bordo no ne véuggio. — Non voglio porcherie a bordo — era il suo intercalare. Voleva il bastimento casto come un monastero, e cre-