< Pagina:De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
78 sull'oceano

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:82|3|0]] d’un Don Giovannino affamato, che facesse la prima volata lunga fuori di casa; ma dotato, sotto quell’apparenza di primo amoroso esordiente, d’un’audacia unica; e mentre circuiva la svizzera, che doveva aver conosciuto a terra, faceva ogni momento delle escursioni a prua, fiutando l’aria come un poledro stallino, la sera in special modo, con molto rischio di farsi spolverare dagli emigranti i panni attillati, ch’ei cambiava due volte al giorno. Ciò dicendo, l’agente fece rotolare un’arancia fin quasi sul piatto dello sposo, e tese improvvisamente la mano, dicendo: — Favorisca... — Povero sposo! Proprio in quel momento, approfittando della solita confusione d’ogni fin di pasto, egli lasciava spenzolare il braccio destro sotto la tavola, mentre la sposa teneva nascosto nello stesso modo il braccio sinistro: alla improvvisa domanda, le due mani risalirono vivamente sopra la mensa, separate, è vero, ma troppo tardi: la “casta porpora„ aveva già tradito il segreto. — Son troppo felici, — mi disse sotto voce l’agente; — gli voglio amareggiare la vita. — Poi s’alzò, e mezz’ora dopo, salendo sul cassero, lo vidi sul castello centrale, che discorreva con un prete delle seconde classi. Ma queste, quasi spopolate, non dovevano offrire gran pascolo alla sua curio-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.