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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:88|3|0]]quel piccolo mondo privilegiato di poppa, immagine dell’altro a cui s’eran sottratti; il quale li accompagnava anche sul mare, come un vampiro, che li volesse andare a dissanguare fino in America. Ciò posto, era impossibile che comprendessero il sentimento rispettoso e benevolo che mi animava, e imprudente l’attaccar discorso così di punto in bianco con alcuno di loro. Se l’avessi fatto, m’avrebbero creduto mosso da una curiosità crudele di sentir racconti di guai, o preso per un intrigante, per qualche impresario mestatore, imbarcatosi sul Galileo per accaparrar lavoratori di sottomano, senza l’incomodo della concorrenza. Queste riflessioni fecero cadere improvvisamente tutto le mie speranze.

Allora buttai via il sigaro, e cominciai a girare guardando gli alberi e i cordami, come se non m’occupassi che del piroscafo; ma tendendo l’orecchio. Molti gruppi fissi s’eran già formati, come accade sempre, fra emigranti della stessa provincia o della stessa professione. La maggior parte eran di contadini. E non mi fu difficile di cogliere l’argomento predominante dello conversazioni: il triste stato della classe agricola in Italia; — troppa concorrenza di la-

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