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il memoriale del marito 103

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Documenti Umani.djvu{{padleft:126|3|0]]guito, che cosa occorreva? Due cose: primo: che una di quelle donne amasse me; secondo: che quell’amore fosse permesso. Per la prima cosa mi dicevano timido; per la seconda, ingenuo. Io lasciavo dire.

“Dunque, la moglie d’altri: no. Restava una moglie per me. Ma, dicevo, bisogna trovare una che mi ami; ed io non la trovavo. Poi, io non ero esente da qualche inquietudine. La mamma non mi consigliava il matrimonio. Era una donna di poche lettere, ma di molto buon senso. Il babbo, felice memoria, faceva un gran conto dei suoi consigli e dichiarava di essersene trovato sempre bene. Ora, la mamma mi diceva: “Figliuolo mio, tu sei della stoffa con cui si fanno i mariti disgraziati.„ Come si vede, la santa donna non aveva peli sulla lingua. Io le davo ragione; ma, naturalmente, non avevo nessun impegno che glie la dessero i fatti....

“Così, passarono molti anni. Non vorrei intanto che mi si accusasse di presunzione e di darmi a credere come un modello di virtù. Feci ancor io qualcuna di quelle che si chiamano scappate forse perchè non ne entra nulla: cose senza conseguenze, in cui niente di serio era impegnato. Chi non è stato giovane, pronunzii la condanna....

“In questa calma trascorsi la mia gioventù.

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