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mi avvicinai ad un bottone di
campanello elettrico e suonai. Lo stesso domestico riapparve. «Avete annunziata la nostra visita?» — «Immediatamente.» — «Il signor conte è levato?» — «Signor sì.» — «Allora, ripassate a dirgli che non c'è tempo da perdere....» — Dopo qualche minuto, la porta si schiuse, ed il conte apparve. Si avanzò, lentamente, e con un tono di cerimonia, come dinanzi a degli sconosciuti, ci disse: «In che cosa posso servirli?...» Non mi perdo in commenti da darvi un'idea della nostra stupefazione, — più che stupefazione, cominciava ad essere sdegno. «Ma, scusi, iersera io le scrissi che lo scontro sarebbe avvenuto stamani alle 8!» — «Ah!» fece egli, e pareva cascasse dalle nuvole! Aveva ancora gli stessi abiti della sera, era evidente che tutta la notte non si era svestito. «Tutto è pronto — disse il barone — e sono già le sette e mezzo....» Il conte si passò una mano sulla fronte. «Dunque, bisogna andare?...»
«Imaginatevi come rimanessi! — In carrozza, nessuno disse una parola. Il conte guardava lo sfilare del paesaggio, e la sua destra passata nello sparato dell'abito aveva un piccolo tremito. Io cominciavo a sentire una viva inquietudine; quello che succedeva, mi faceva temere di peggio quando saremmo stati