< Pagina:De Roberto - Documenti Umani.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

era alle propizie semi-oscurità dei salottini delle signore alla moda.

— Io le domando scusa — tentava nondimeno di insistere — ma lei non mi

persuaderà che due esseri non si possano comprendere, che l'accordo sia impossibile, che il disinteresse non esista; non mi potrà persuadere che sotto la spinta delle grandi passioni il nostro io non scomparisca, non si annulli, per farci vedere, per farci sentire, per farci vivere di un altro io....

— Sì, sì, — interruppe la signora Auriti, prendendo da un minuscolo

tavolinetto uno svelto calice di cristallo e odorando le violette di Parma che vi suggevano nuova vita, — glielo concedo; ma fino a quando quest'altro io ci seconda. Aspetti però il giorno che sorgono le contrarietà!... E poi, crede lei che l'accordo sia vero, o non è più tosto apparente? Non è il nostro interesse che ci spinge a passar di sopra ai malintesi quotidiani nell'attesa di un vantaggio avvenire, fin quando questi malintesi non sono così grandi da nuocerci immediatamente?...

— Si direbbe un professore di morale! — esclamò il Darsi, non senza una

piccola punta di ironia.

— La morale astratta, ha ragione, è spesso falsa e noiosa....
    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.