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dalla quale il sole si era già ritirato. — Per

cercare che io faccia, non mi riesce di trovare in fondo alla mia memoria nessun fatto che sia degno di interessarvi come i vostri hanno interessato me. I casi più notevoli che mi sono capitati sono di quelli che, con parola espressiva, si chiamano fiaschi. Ora, i fiaschi è meglio vuotarli che raccontarli! — e nel ripetere il volgare doppio senso v'era qualcosa d'amaro nell'espressione della sua fisonomia.

— Egli è che voi ne avete già vuotati parecchi — osservò Ludwig

Kopfliche, che non beveva quasi vino — e sarebbe prudente di cambiar sistema!

— Conciliamo! conciliamo! — rispose Fritz Eisenstein porgendo un

bicchiere a Franz von Rödrich. — Vuota prima... Ora racconta!

— Volete? E sia! Ma non vi stupirete se nel mio racconto non v'è molto

nesso?... Io lascierò che i ricordi si svolgano da loro; e se vi annoio, siamo intesi? la colpa è vostra. Voi avete conosciuta la Cabianchi?

Fritz e Ludwig si guardarono.

— Quello splendore?... Quella maestà?...
— Sì, quello splendore, quella maestà di bellezza, completa, perfetta,

ideale! Quella bellezza che non si concepiva di poter ammirare altrimenti che in ginocchio, dal basso all'alto, colle mani giunte,

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