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puntura acutissima, lancinante, quando, uscito di lì, nella baraonda
della via, la scorsi, serena, indifferente, incedere tra la folla con lo sguardo fisso dinanzi a sè, senza guardare nessuno. Tu hai pratica del magnetismo, Ludwig?... Io la chiamavo imperiosamente, cogli occhi, e come ella si voltò a guardarmi, lo feci l'affronto di non salutarla. Avevo voglia di piangere. Mi sentivo umiliato, avvilito da quella indifferenza, da quella serenità. Mi rivedevo, ridicolo, lì, in quel viale dei Platani, ad aspettare chi non veniva; a desiderare chi il desiderio non aveva mai compreso... Io stetti quindici giorni senza cercarla; meglio, evitandola. Poi la passione fu più forte. Ella pareva non essersi accorta di nulla; mi accolse come l'avessi lasciata il giorno prima. Le repulse decise, una dichiarata ostilità non mi avrebbero fatto tanto male quanto quella incoscienza serena che offendeva la mia passione d'amante e la mia dignità di uomo... Mi allontanai ancora; poi tornai nuovamente a lei... Vado per le lunghe? Un giorno, era sola. Come mi lasciai trascinare dalla piena dell'affetto? Che cosa le dissi? Io ero stupito della mia eloquenza; le frasi mi sgorgavano dalle labbra facili, incalzanti, come in certi momenti di dormiveglia, quando ci sembra di parlare con la stessa facilità con cui si legge in un