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storia d’un’anima | 101 |
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E questo argomento doveva aver persuasa la giovinetta. Senza dubbio il marchese, stupito nel comprendere la speranza dell’amico, aveva esitato prima di secondarne la domanda, e in ogni caso aveva lasciato libera la figlia di accoglierla o di rifiutarla; ma con altrettanta certezza si poteva pensare che l’idea di affidare la fanciulla a un cuore provato come quello dell’amico doveva avergli sorriso. La giovinetta, leggendo nell’anima del padre come nella sua propria, comprendendone la secreta inclinazione, sicura dell’affetto del conte, doveva aver sofferto per quelle care persone ed anche un poco per sè stessa all’idea che la loro intimità potesse un giorno finire, e accettato quindi l’idea di renderla imperitura; non conoscendo altri uomini, non facendo ancora differenza tra amore e amore, aveva acconsentito.
Il Ferpierre vedeva confermate le sue deduzioni nei fogli successivi: quantunque le date mancassero ancora, questi dovevano essere scritti dopo il viaggio di nozze:
«Nulla è dunque mutato: rieccoci insieme come un tempo. Allora Luigi veniva da noi; ora è il babbo quello che viene a trovarci. Non ha egli stesso voluto che si facesse una casa sola: a me sarebbe piaciuto tanto, e a Luigi pure. Tutto ciò che mi piace piace a Luigi; il nostro accordo
sulle cose dell’arte e del pensiero continua intorno alla vita.