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Il Vérod che era rimasto a udire tenendo stretto fra le mani il giornale della morta, non seppe rispondere altrimenti che balbettando, confuso e quasi spaurito:

— Voi credete?....

— Come dubitarne? Leggete piuttosto le pagine seguenti.

Il giovane lesse tra sè, e il giudice cercava invano di scoprire nel viso di lui l’effetto della lettura. Talmente esso era scomposto, lo sguardo era così inaridito, le occhiaie così incavate, i labbri avevano preso pieghe tanto dolorose, che la nuova tristezza non poteva esprimere una nuova lacrima dagli occhi, non poteva incidere una nuova ruga sul viso.

— Voi vedete che la mia induzione di ieri è confermata da queste confessioni. L’amor vostro accrebbe l’ambascia della povera donna, non la consolò. Non lo sospettaste mai?

Il Vérod, deposto il libro, appoggiata la fronte alla mano, rispose lentamente, come parlando a sè stesso:

— Io speravo. Credevo che anch’ella sperasse. Un giorno, ragionando delle speranze, io dissi che la loro forza non è tutta eguale. Ve ne sono alcune così salde come certezze immancabili: nel dolore, nella miseria, queste si pèrdono. Ma c’è anche una speranza lontana, tenue,

fievole, che noi teniamo nascosta perchè un soffio la disperderebbe: questa

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