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142 | spasimo |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:154|3|0]]le lusinghe; sola, in cospetto della propria coscienza, ritrovava la capacità di resistere. Notate ancora questa circostanza: ella che consegnava alle pagine del suo diario tutte le sue impressioni, non parla direttamente dell’amore per voi; se non fossero le parole scritte la notte del 12 agosto e il giudizio trascritto dalla Verità e Poesia, non sapremmo, da queste carte, che cosa era sopravvenuto ad aggravare la sua condizione. Ciò dimostra chiaramente che ella aveva paura di questa passione...
— Ciò non ne dimostra anche la forza?
— Sì, è vero; ma per sapere a qual partito ella doveva finalmente apprendersi, bisogna ch’io vi esorti ad esser sincero: di che cosa la richiedeste e fino a che punto spingeste la vostra richiesta?
Prima di potere rispondere il Vérod dovette stringersi la fronte tra le mani. Udendo la lettura fatta dal giudice, penetrando nel secreto dell’anima amata, rivivendo quasi la sua vita, un amaro incantesimo lo aveva occupato. L’adorazione per la sua bellezza, la pietà dei suoi mali erano cresciute, lo avevano talmente invaso da cancellare ogni altro sentimento. Per poco egli quasi dimenticò che era morta; destavasi a un tratto udendo riaccusarsi d’averla uccisa egli stesso.
— Di che potevo richiederla? Sospettate che io insistessi presso di lei,
io che la fuggii quando temetti che il solo sguardo mi tradisse? Credete