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146 | spasimo |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:158|3|0]]infirmata quell’idea e distrutta quella certezza? L’ostacolo, se voi credete alla bellezza dell’anima sua, dovette apparirle formidabile. È vero?
Il Vérod non rispose. Francesco Ferpierre sentì d’aver portato un colpo giusto.
— Considerate che la via nella quale s’era messa non aveva uscita, — continuò quest’ultimo dopo una pausa. — Sola speranza lecita per lei era che il principe, riconoscendo i proprii torti e ripudiando l’opera cruenta alla quale s’era dato, ripagasse finalmente l’amore e la fede che ella aveva riposti in lui. Allora la loro passione si sarebbe riscattata; quantunque nata male, sarebbe degnamente durata e avrebbe prodotto un effetto buono. Forse era già tardi: ma quand’anche ella non potesse più amarlo, dobbiamo credere che sarebbe rimasta al suo fianco, vedendolo fatto migliore, se non felice certamente serena. Fuori di qui non poteva esserci bene per lei. Quanto più debole era agli occhi del mondo la parola che la univa a quell’uomo, tanto più forte doveva essere per la sua coscienza; mancando la sanzione sociale e la sacra alla loro unione, tanto più forte doveva essere la sanzione morale. Nonostante i disinganni, i dolori, gli oltraggi patiti, ella doveva restare fedele a colui che aveva accettato come compagno della sua vita. Gli estremi torti del coniuge consentono forse ad una moglie infelice di cercare
altro bene con altri? Pensate che il sentimento di questo dovere era in