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duello 159

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:171|3|0]]dell’ultimo incontro io l’accompagnai sullo Chesand; bevemmo a una fonte; io dopo di lei, nella stessa sua coppa, bevvi l’acqua che ella aveva lasciata: fu come se avessi appressato la bocca alla sua bocca. Ieri, quando ella mi consentì di sperare, io presi ancora una volta la sua mano, la baciai avidamente. Ella tremò, ma non la ritrasse. Io sentii che ella era mia, che avrei potuto cogliere un altro bacio sul fiore delle sue labbra. E il domani, poche ore dopo, si sarebbe uccisa?

— Ma sì! Ma sì! — replicò subitamente il giudice, vedendo che, nella foga della difesa, il Vérod si scopriva. — Ma sì, poche ore dopo! Perchè questo vostro contegno che vi pare suggerito dall’amore rispettoso e obbediente, sapete voi da qual amore è suggerito? Dall’amore prepotente ed egoista! Perchè questi piaceri dei quali voi godevate, che ve ne facevano antivedere altri maggiori, dovevano invece atterrir lei!... Ella era pure una creatura di carne: dinanzi a voi non trovò la forza di resistere all’esigente passione; sola con la propria coscienza ne udì le voci imperiose! Tutta l’ultima parte del suo diario è piena di un pensiero di morte; vi stupite che, al bivio, lo ponesse ad effetto?

— Lo disse, lo scrisse; ma nel momento di compiere l’atto il pensiero di Dio dovè fermarle la mano.

— Il pensiero di Dio le fermò tante volte la

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