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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:177|3|0]]gli scrupoli morali e gli allettamenti della passione, nè cento nè mille donne s’uccidono. Aspettano. Col tempo s’accomodano a condizioni di vita che per un momento credettero insoffribili; vengono a patti con i loro scrupoli, trovano nell’altrui esempio una scusa, sperano nella redenzione futura. Tale è la condotta di tutte, di quasi tutte. Voi avete definito bene, fin dal primo momento, l’importanza di questa ragione. Ma per credere così, per sostenere che dopo l’ultima spiegazione con voi, dinanzi alla visione del male inevitabile, ella non si sia uccisa, dovete concedere che la vostra amica, che questa donna della quale decantate la grandezza dell’anima, che veramente m’è parsa, in queste sue confessioni e per le testimonianze di chi la conobbe, superiore a molte altre, dovete concedere, dico, che fosse invece come tutte le altre, anch’ella capace delle comode transazioni delle quali siamo spettatori quotidiani. È bensì vero: chi si uccide non dà prova d’animo strenuo nè di fede incrollabile; ma se, per opera vostra, questa infelice si trovò nell’impossibilità di scegliere un terzo partito, io debbo credere che la sua scelta cadesse su quello dei due che è meno brutto. E non è proprio strano che debba io sostenere, contro di voi, la forza della sua coscienza, la delicatezza dell’onor suo?....
Allora il Vérod, levandosi e premendosi la fronte con la destra,
esclamò, vinto, perduto: