Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
172 | spasimo |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:184|3|0]]anacronismo che in quella natura fuor del comune non doveva stupire, egli amò del fanciullesco, ingenuo e timido sentimento quando per ogni altro uomo non ne è più la stagione. La sua adolescenza solitaria e selvaggia non era stata visitata da fantasmi poetici; ma, per quelle leggi d’equilibrio e di compenso che sembrano estendere il proprio impero dal mondo della materia al mondo dello spirito, la poesia del cuore, alla virtù della quale egli pareva essersi sottratto, lo invase quando fu immerso nei più prosaici e disgustosi amori. Come la confusione provata una volta lo aveva spinto a trarre la propria mente dai limbi dell’ignoranza, così il turbamento sentimentale redense l’anima sua. Da un giorno all’altro, per un tempo non breve, nessuno più lo riconobbe: lasciate le indegne compagnie, fuggite le vili occupazioni, con una reazione imprevedibile non visse se non di sogni, di pura contemplazione, di adorazione muta e discreta; non altro proponimento lo animò se non quello di rendersi, con una vita esemplare, degno della creatura amata. L’incanto si ruppe e il malefizio tornò ad operare su lui quando, per la tirannia dei parenti, la principessa Caterina andò sposa al generale Borischoff, governatore di Kiew. Allora gl’impeti selvaggi, le convulsioni violente tornarono ad assalirlo; ma, cosa strana, non gli presero immediatamente la mano. La sincerità del
suo ravvedimento, la capacità sentimentale del-