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l’inchiesta 175

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:187|3|0]]potuto dare al mondo luminosi esempii di bene. Perchè mai l’amore d’una creatura come la contessa d’Arda non l’aveva guarita?...

Dell’influenza che questo amore aveva esercitata sul principe i rapporti della polizia dicevano qualche cosa. Cinque anni innanzi, al tempo che aveva conosciuto l’Italiana, l’attività politica di Zakunine era quasi cessata. Pareva che egli avesse dimenticato i suoi ideali, i suoi complici e tutto per vivere vicino all’amica. Il mutamento era tanto più notevole quanto che non riguardava la politica ma anche i costumi. L’esuberante e insaziata capacità di vita che era in quell’uomo non s’appagava dell’assidua prosecuzione della riforma sociale: tra l’uno e l’altro complotto egli trovava tempo di passare d’amore in amore. Le sue fortune galanti erano innumerevoli: come per virtù d’un fascino tutte le donne che aveva fatto oggetto d’un desiderio erano state sue. Da questa vita egli era uscito per opera della contessa Fiorenza. Intorno ai sentimenti da lui provati a quel tempo il giudice ebbe più precisa notizia leggendo le carte trovate nel domicilio della defunta, a Nizza. Fra quelle lettere, la più parte insignificanti o rivelatrici di cose già note al Ferpierre, c’erano quelle che il principe aveva scritte all’amica nei primordii dell’amor loro. Erano così appassionate e ferventi che quasi un caldo alito se ne sprigionava: le parole

sospiravano, cantavano, ardevano come vive fiamme.

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