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l’inchiesta | 181 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:193|3|0]]anche ogni mese poteva appagare un cuore veramente innamorato e geloso? Poteva Zakunine restarsene lontano quando sapeva che un altro gl’insidiava il suo bene? Se l’amore, un amore così prepotente da spingerlo poi al delitto, avesse dato nuove vampe nel suo cuore, egli avrebbe dovuto gettarsi ai piedi della contessa, mostrarsi finalmente convertito e redento, indurla a fuggire con lui, a nascondersi in qualche angolo ignorato del mondo. Se egli avesse detto qualche cosa di simile, la contessa sarebbe stata senza dubbio fortificata nella sua resistenza al Vérod e un accenno se ne sarebbe trovato nel suo diario. O bisognava credere che, struggendosi d’amore e di gelosia, il principe non le avesse detto nulla per amor proprio, per alterigia? Da parte d’un suo pari, d’un uomo il cui pensiero si mutava in azione rapidamente, come in un fanciullo, ciò non era da credere. Per qual motivo tornava egli dunque dall’amica e la trattava meglio nelle ancor troppo rare e brevi sue visite?
Il Ferpierre scoperse questo motivo quando, fra l’altre, lesse anche le lettere d’affari che il procuratore della contessa d’Arda le scriveva dall’Italia. In queste lettere si parlava di cambiali del principe, di conti che egli doveva rendere, di somme inviategli per mezzo di banchieri. Era evidente che Zakunine, impegnata la sua sostanza
nell’opera rivoluzionaria, bisognoso anche di molti denari per