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l’inchiesta | 183 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:195|3|0]]credere al suicidio, non prevedendo l’accusa del Vérod?
Il Ferpierre deliberò di far chiedere a Milano al ragioniere di casa d’Arda se i valori rinvenuti ai Cyclamens erano interamente quelli che si dovevano rinvenire, e di interrogare quindi i servi per iscoprire se qualcuno di loro potesse, nella confusione del primo momento, aver preso dagli assassini le somme mancanti. Ma quantunque egli tutto credesse possibile al mondo, pure non ammetteva ora in Zakunine tanta malvagità da uccidere per rubare. La supposizione che si poteva, che si doveva logicamente fare era un’altra. Zakunine tornava dalla contessa non per amore che sentisse di lei, ma per il bisogno dell’aiuto che ella poteva dargli spontaneamente. Ricca oltre misura, avvezza a non spendere per sè neanche la quarta parte delle sue rendite, ella poteva immediatamente togliere l’antico amante dall’imbarazzo. Per ciò il principe veniva a trovarla di tanto in tanto e le si mostrava migliore. L’amore, la passione che non soffre indugi e lontananze, lo tratteneva altrove, lo faceva vivere a Zurigo — dove viveva la Natzichev.
Era credibile che quell’uomo, a cui la leggenda attribuiva le amanti di Don Giovanni, fosse rimasto vicino alla studente senza che la comunanza delle dottrine e degli scopi non desse origine a relazioni più intime? E
qualche indizio a sostegno di questo