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184 | spasimo |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:196|3|0]]sospetto non mancava. Come dalla Russia, così dall’Inghilterra i compagni di fede si rivolgevano a lui, rimproverandolo di averli abbandonati: «La vostra presenza è qui necessaria,» gli scrivevano da Londra; «vi aspettiamo da quattro mesi: che cosa v’impedisce di venire? Sarebbe tempo che manteneste la vostra parola!... O qualche nuova avventura vi trattiene costì?...» Lo scrittore di quella lettera aveva dunque avuto sentore degli amori con la giovane profuga?
Fra le carte della Natzichev il giudice non ne trovò alcuna che gli servisse. Si riferivano tutte agli studii di lei; c’erano molti scritti sulle più dibattute quistioni sociali, bozze di articoli destinati alla rassegna americana The Rebel, a fogli spagnuoli e olandesi con i quali era in corrispondenza. Quantunque l’antipatia del magistrato non cedesse, egli era costretto a riconoscere tra sè che la coltura della giovanetta era fuor del comune: scriveva correttamente lo spagnuolo, l’inglese e il tedesco; mandava ai giornali bibliografie nelle quali rendeva conto d’ogni sorta di pubblicazioni scientifiche e filosofiche. Le informazioni assunte alla polizia di Zurigo deponevano anch’esse in favor suo. Ella aveva lasciato la Russia da tre anni, sola, senza mezzi, dopo che il padre e il fratello erano stati deportati in Siberia per mene rivoluzionarie. A Zurigo aveva cominciato il corso di medicina,
vivendo del proprio lavoro, con le tra-