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196 spasimo

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— Non è vero. Le lettere dei vostri correligionarii di Russia e d’Inghilterra vi rimproverano di averli traditi.

Una terza volta l’accusato guardò in faccia il giudice, fremendo.

— Avevo da badare ad altri. Credete che io vi riveli i secreti non miei? Volete trarre profitto dalla mia cattura per istruire un processo politico?

— Ma no! Ma no! Io posso ammettere benissimo che lasciavate senza risposta alcuni vostri compagni non per mancato zelo ma per badare ad altri. Alessandra Natzichev, per esempio, vi occupava molto...

Lo sguardo del principe lampeggiava.

— Non parlate così! — disse sordamente.

— E perchè non volete che parli?... Quando da più parti v’accusano di esservi intepidito e perfino d’aver paura, quando voi lasciate che i capi del vostro partito si adunino a Londra senza andare a sentirli; quando voi fate così per restarvene a Zurigo dove sta questa donna che il giorno della tragedia troviamo presso di voi, in una casa non vostra, non volete che a lei, alla sua frequentazione, alla sua amicizia sia attribuito il mutamento?

— Non c’è mutamento. Vi ripeto che gli scopi da noi proseguiti sono molteplici, che le vie sono numerose. Se non andai a Londra, feci altre

cose non meno rilevanti.

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