< Pagina:De Roberto - Spasimo.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
210 spasimo

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:222|3|0]]distruzione; e se pure egli si piegava a scusarlo, senza scusa le pareva il suo legame col principe. Come mai aveva ella potuto darsi in braccio a quell’uomo che non era stato mai fermo in un affetto? Disconoscere le leggi, le convenzioni, i pregiudizii sociali era, in certe condizioni dell’animo, sotto l’influenza di certi esempii, per l’efficacia di un’assidua predicazione, troppo naturale; e il Ferpierre ammetteva che la giovane parteggiasse per il libero amore; ma questo amore doveva pur essere ricambiato, doveva pur fare assegnamento sopra una sincerità, sopra una fedeltà sia pure temporanea; ma la vita di Zakunine vietava di credernelo capace. Allora il Ferpierre pensava che quei due s’erano uniti senz’alcuna gentilezza di sentimenti, per mero impulso istintivo, per sola cupidigia di piacere: da questa indegna unione il delitto aveva potuto germinare.

La confessione del loro amore, che la giovane aveva affrettata e il principe contrastata, aggravava realmente o migliorava la loro condizione? Nel pubblico le opinioni continuavano a dividersi. Se la contessa, senza amare più Zakunine, sperava ancora di potere restare con lui rispettata e protetta, il dover rinunziare a quest’ultima lusinga poteva aver colmato la misura e determinato il suicidio. Ma contro questa supposizione stava il nuovo amore di lei per il Vérod: amando

anch’ella un altro, non doveva rallegrarsi della nuova affezione

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.