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la confessione 225

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La giovane disse, duramente:

— Voi non sapete riconoscere la verità?

— Non sempre! Quando altri lavora a nasconderla!... Bene: se volete che io creda a voi, vi crederò. Più difficile mi riesce comprendere il tono di vanteria col quale v’accusate. So che disconoscete le nostre leggi; ma nella società ideale all’avvenimento della quale voi lavorate si ucciderà forse impunemente e sarà anzi titolo di gloria aver distrutto una vita, così, per piacere?

— Non per piacere.

— Come! Sarà forse dovere per ogni amante geloso toglier di mezzo l’oggetto della sua gelosia?

— Voi non sapete.

— Non so, infatti! È vero, sì o no, che il principe non si poteva decidere di rinunziare alla contessa perchè la riamava?

— È vero.

— E voi non ne foste gelosa?

Ella disse, con voce gelata, facendo sonare una dopo l’altra le parole:

— Il mio sentimento non importa; nessun sentimento, nessun interesse, niente importa quando si è compreso il Dovere. La vita degli altri, la vita propria, l’onore, gli affetti, tutte le cose vane debbono cedergli. Questa è la mia norma; questa doveva essere anche la sua. Ma egli la dimenticò!...

Il Ferpierre cominciava ora a comprendere.

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