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238 | spasimo |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:250|3|0]]solo in parte; che ella avesse uccisa la disgraziata italiana soltanto per liberare il compagno di fede e restituirlo al partito, pareva credibile a chi dello zelo partigiano aveva l’idea più trista; i più riconoscevano che lo zelo della settaria unitamente con la gelosia dell’amante avevano determinato il delitto. Ma se la ferocia della ribelle incuteva terrore, la gelosia dell’amante non era già perdonata: i più indulgenti verso i delitti d’amore negavano alla passione della nihilista ogni buona qualità, la giudicavano fredda, dura e selvaggia.
E mentre la figura di lei restava così sotto una fosca luce, i denigratori di Zakunine, senza ricredersi del tutto, riconoscevano la sua innocenza. Non si ricredevano interamente perchè vedevano lui all’origine di tutti quei danni; della sola materiale responsabilità del delitto egli restava sgravato. Anche i suoi tentativi di salvare l’assassina gli erano ascritti dai più indulgenti a favore, sebbene i più severi glie ne facessero un addebito: correndo il rischio d’essere condannato con lei per tentar di salvarla, non confermava egli stesso nel modo più evidente che erano entrambi passibili dell’identica pena? L’unanime sentimento dava infine ragione a Roberto Vérod, che contro tutte le apparenze aveva insistito a credere nel delitto e riusciva così a vendicare l’amante.
Mentre i curiosi aspettavano pertanto con più tranquillità di vedere
l’ultima scena del dramma