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il fatto 15

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— Lasciatemi passare!... Ho bisogno d’entrare, vi dico!...

Mentre il commissario andava a vedere chi fosse, il Bérard e la baronessa di Börne s’avvicinarono all’uscio.

— Vérod! — esclamò la baronessa, scorgendo un giovane alto, forte, con i capelli neri e i baffi biondi, il quale, tentato di forzar la consegna, s’inoltrò quando a un cenno del loro superiore le guardie si trassero da parte. Ma dopo aver ottenuto l’intento, mossi rapidamente i primi passi, il nuovo venuto parve a un tratto incerto e titubante; la concitazione che gli accendeva il viso diè luogo a una confusione angosciosa: sulla soglia della camera, scorto il cadavere, portò una mano al cuore e s’addossò allo stipite dell’uscio, sbiancato in viso, sul punto di stramazzare.

— La nostra povera amica! — esclamò ancora la baronessa, stendendogli la destra, quasi a sorreggerlo, a infondergli coraggio. — Chi l’avrebbe detto!... Non par di sognare?... Povera, povera amica!... Uccidersi, così...

Allora il giovane, riscotendosi, si avanzò ancora d’un passo e disse con voce acre:

— No.

Un movimento d’inquieto stupore passò tra gli astanti.

— Voi dite? — domandò il giudice avvicinandosi al Vérod e figgendogli gli occhi negli occhi.

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