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282 | spasimo |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:294|3|0]]belle come le pallide imagini dell’incubo somigliano alle persone vive. La Natzichev era morta? Come, perchè era morta? Anche l’ora e la luce erano innaturali, la sera gialla illuminava stranamente la stanza, le cose, la faccia scialba del principe.
— Io confidavo il mio tormento ad Alessandra. E Alessandra mi amava, senza che me ne accorgessi neppure! Ciò la vita ha voluto: che le nostre anime, che queste quattro creature umane si siano incontrate per patire uno spasimo ineffabile; e nessuno ha saputo quel che l’altro soffriva, o l’ha saputo ancora e sempre troppo tardi! Quando io provavo per Alessandra un affetto fraterno, quando dalla solitudine nella quale era piombata, dalla forza che la rendeva capace di sopportare e vincere le difficoltà della vita, io fui persuaso a proteggerla, a sostenerla, come una sorella, come una figlia, ella doveva accendersi per me d’un più cocente amore! Se pure io mi fossi accorto dell’amor suo, avrei potuto farla felice? A lei potevo soltanto confidare i miei ardori per un’altra!... Ella tentò guarirmi richiamandomi al dovere di servire la causa: volli ascoltarla, invano. Il pensiero di riacquistare l’amore già sdegnato occupava e dirigeva tutta la mia vita. Dopo averlo sdegnato, mi pareva che questo amore avesse un prezzo inestimabile. È giustizia!... A Fiorenza nulla dicevo: nel tempo che venivo a trovarla passavo i miei giorni tremando di scoprire che,