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296 | spasimo |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:308|3|0]]Fiorenza d’Arda non poteva uccidersi, non poteva morire volontariamente lasciandovi il tristo esempio senza una parola di conforto. Qualunque fosse l’angustia dell’animo suo, quantunque ella avesse fermato ed annunziato di togliersi la vita, all’ultimo momento la cristiana doveva arretrarsi. Ma poichè vivere non poteva neppure, compreso il geloso furore di quello sciagurato, lo provocò perchè egli stesso la liberasse. Le apparenze m’ingannarono. Ma sono pur grandi le stranezze della vita!... Potevate esser tutti felici, se il caso non vi avesse fatto incontrare quando dovevate tutti soffrire ineffabilmente: la contessa posta tra il rispetto di sè stessa, della propria parola, della propria fede, e l’amor vostro; voi amante disperato di lei e geloso di Zakunine; Zakunine perduto dalla gelosia per voi, dal tardo amore per lei, dal rimorso sterile contro sè stesso; la Natzichev amante taciturna, disconosciuta, negletta.... Che ne sarà di lei?
Allora il Vérod si rammentò delle parole del principe.
— È morta.
Ma come, dove e quando? Zakunine non lo aveva spiegato, nè egli aveva pensato a chiederlo. Era ella morta di morte naturale o violenta? Si era uccisa, o come Alessio Petrovich, e prima di lui, era tornata in Russia a lasciarsi condannare? Quando il principe aveva detto di voler seguire