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i ricordi di roberto vérod 71

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:83|3|0]]tutta per sè; la ragione riconosceva che ella non poteva essere distolta dal suo ufficio buono per amore d’un solo. Qual pazzo potrebbe sognare di prendere per sè tutta l’aria? Ed egli non era stato geloso sapendola d’un altro. Aveva pensato che, se era di un altro, ella doveva compiere un’opera fruttuosa; nessuno poteva biasimarla per questo, nessuno poteva distrarla dall’opera sua. Ella conosceva le secrete vie del cuore, sapeva le parole che leniscono e sanano, le parole soavi come un unguento. E l’uomo cui s’era unita aveva bisogno di soccorso; non proseguiva per vie sanguinose un intento inarrivabile? Non sospingeva a lotte tremende le anime miti con l’efficacia di un disperato esempio? Accanto a quell’uomo abbeverato d’odio, per cui la vita umana non aveva valore, che seminava di cadaveri il suo cammino, accanto a quell’uomo era il posto di lei. Nulla di nuovo aveva per lei l’ideale di giustizia e di pace in nome del quale colui levavasi in armi; ella doveva anzi difendere queste cose sante, tutelare la bellezza delle idee dalla contaminazione cruenta, convertire i fanatici, confortare i disperati. Ella era la ragione accanto al sofisma, l’umiltà accanto alla superbia, l’amore accanto all’odio; ella era la correzione del male, la sua vista era la consolazione del mondo...

Guardando intorno a sè, il giovane non sapeva ora più dove fosse. Ebbe

bisogno di passarsi una

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