Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
82 | spasimo |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Roberto - Spasimo.djvu{{padleft:94|3|0]]della sorella morta. Quali altri ricordi avrebbero potuto mai cancellare dalla memoria di lui le parole fraterne? «Io certamente conobbi ed amai vostra sorella. Quando mi parlaste di lei, quando mi diceste le preziose e care doti della sua persona e del suo cuore, sentii che ella fu il desiderio della mia gioventù, la sorella che mai non potei consolarmi di non trovare al mio fianco nelle ore della gioia e della tristezza. Quando mi narraste lo strazio della sua morte mi parve come se tanta bellezza e tanta bontà fossero state da me stessa perdute. Io mi proposi di pregare sulla sua tomba, quando seppi che è sepolta nella città dove passo parte della mia vita. Ho compito con gioia l’impegno preso tra me e sono felice che il mio pensiero vi sia tanto grato...» Ora anch’ella era morta!
Il giorno era morto, la gioia era morta. La luna spandeva sul paesaggio un mortuario lume cinereo; i muri inalbati davano imagine di lapidi sepolcrali; il silenzio e l’immobilità della morte tenevano le acque, la terra, il cielo, tutte le cose. Ora egli aveva un altro sepolcro dinanzi al quale inginocchiarsi e appendere voti! Ma ella non era per anco sepolta. La salma sanguinosa era rimasta tutto il pomeriggio sulla tavola incisoria, in mano degli anatomisti. A quell’ora giaceva in chiesa. Egli si guardò ancora attorno per riconoscere il luogo, per
avviarsi alla chiesa. Era sul Cammino