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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu{{padleft:240|3|0]]
— E cosa sono mille scudi? — disse Agata con disprezzo. — Margherita Carboni ne ha quattro mila....
— No, — osservò Rebecca, — altro che quattro mila! Quaranta mila.
— Voi non sapete quel che dite! — gridò zia Sorichedda. — Mille scudi in oro non li possiede neppure don Franceschino.
— E andate! Siete rimbambita, — gridò Agata, accalorandosi. — Che cosa contano mille scudi? Se li ha Franziscu Carchide in suole di scarpe!
La questione diventò seria; le donne cominciarono a ingiuriarsi: — Lo sai tu perchè vanti il tuo Franziscu Carchide, questa immondezza rifatta!...
— Immondezza siete voi, vecchia peccatrice.
— Ah!
Foglia di gelso, |
Anania ascoltava, e ad un tratto, nonostante l’inquietudine che lo agitava, scoppiò a ridere.
— Oh, — gridò Agata, affacciandosi al muricciolo, — buona notte alla Vossignoria. Che cosa fai lì al buio, pipistrello? Fa vedere il tuo bel viso.
— Prego! — egli rispose, avvicinandosi e pizzicandola al braccio, mentre Rebecca, che all’udire la risata del giovine s’era accoccolata per terra, quasi volendo nascondersi, pizzicava Agata alla gamba.