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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu{{padleft:315|3|0]]merita, e incontrerà un uomo degno di lei; nessuno più di me le augura ogni felicità; io.... seguirò il mio destino....

«Ah, caro padrino, rileggendo questa mia lettera, dopo le spiegazioni che Le darà Sua figlia, non mi accusi d’ingratitudine e d’orgoglio. No, qualunque cosa succeda, resti io libero o no di compiere gravissimi doveri verso una madre infelice, io considero finito ogni rapporto fra me e la Sua famiglia; ma nel mio cuore conserverò sempre, fino all’ultimo soffio di vita, la riconoscenza e soprattutto la venerazione per Lei.

«In quest’ora dolorosa della mia vita, mentre gli avvenimenti mi spingono a disperare di tutto e di tutti, e specialmente di me stesso, la sua figura, padrino, la sua figura onesta e buona mi guida ancora, come mi guidò fin dal primo giorno che La conobbi; e mi fa ancora credere che esista la bontà umana. E il dovere della riconoscenza verso di Lei mi anima ancora a vivere, mentre la luce della vita mi manca intorno.... Altro non so dirle: ma l’avvenire Le dimostrerà meglio i miei sentimenti, e, spero, non le permetterà di pentirsi di avermi fatto del bene.

«Suo sempre riconoscentissimo

«Anania Atonzu.»


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