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132 | padrona e servi |
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Egli s’incamminò a piedi. Non aveva che tre lire e conosceva troppo bene il mondo per perder tempo a cercar di farsi prestare i denari del viaggio.
D’altronde egli era abituato così: non aspettava aiuto che dalla sua calma filosofica e dall’eredità di suo zio Agostino. Era inoltre un forte camminatore e si preoccupava più delle sue scarpe che dei suoi piedi: se le cose andavano bene, a tutto si sarebbe rimediato.
Le cose andarono bene fino ad Orosei: la strada era sempre in discesa, molle, piana, accompagnata, preceduta e seguita da paesaggi fantastici che solo a guardarli facevan dimenticare gli affanni terreni. Pareva di attraversare un paese incantato, e il sole di diamante dava il suo freddo e puro splendore a tutte le cose intorno: l’erba e le roccie scintillavano; poi a misura che scendeva, Elia sentiva il sole farsi più caldo e più dorato, e finalmente vide, sullo sfondo marmoreo delle colline verso il mare i mandorli coperti di fiori rosei come a primavera.
Ma il sole a un tratto sparve; dopo un breve crepuscolo cadde la notte gelata ed Elia sentì i piedi umidi. Le sue scarpe s’erano crepate. Era una cosa che doveva succedere anche questa, ma egli non l’accettò con la