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Nella camerata bassa e grigia i detenuti cominciavano ad annoiarsi. Erano una decina tra vecchi e giovani, appartenenti alle più distinte famiglie di Nuoro. Arrestati nella stessa notte assieme con altri proprietari, pastori e contadini, accusati tutti di favoreggiare gli ultimi banditi nuoresi che giusto in quel tempo vennero massacrati e dispersi, i dieci uomini s’erano nei primi giorni divertiti, avevano riso e scherzato, aspettando di momento in momento l’ordine di «rilascio». Solo due vecchi ancora poderosi, noti, uno per le sue ricchezze e la sua fierezza, l’altro per le sue prepotenze, avevano continuamente protestato e imprecato. Gli altri li prendevano in giro. Dicevano al ricco:

— Ziu Serbadò, andiamo alla bettola; facciamo un po’ di scialo, oggi: tirate fuori il vostro portafogli ben gonfio....

Il vecchio, al quale sopratutto dispiaceva la perquisizione personale subìta dopo l’arresto, guardava i compagni con due occhi feroci iniettati di sangue, e palpandosi il petto gonfio e le gambe nerborute mormorava parole sprezzanti.

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