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176 | l’uomo nuovo |
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Ella lo respingeva con orrore; ella non avrebbe più sollevato gli occhi per non vederlo; ma tradirlo no, meglio si sarebbe appiccata al fico del cortile come Giuda.
Ma in ottobre lo studente tornò: nella causa contro il parroco era stato condannato a pagar le spese, e il sottoprefetto s’era mostrato favorevole al sindaco: le cose dell’umanità andavano male, ma questo lo incitava maggiormente nei suoi propositi di apostolo.
Appena vide Annarosa le domandò se aveva consegnato la lettera al giudice.
— Prima muoio, don Zosè!
Egli non la guardava; non vedeva il povero viso di martire appena tolta dal rogo.
— È meglio che tu muoia, sì, disgraziata, Non capisci che se egli non viene condannato continuerà nel male? Lo sposerai, farete un mucchio di figli delinquenti.
— Io non lo sposerò, mi morsichi il lampo, don Zosè, e se egli sarà liberato in terra vuol dire che lo castigherà poi Dio.
— Disgraziata, Dio non esiste, e il suo regno dovrà venire in questa terra. Ma se cominciamo noi a non voler la giustizia e la verità, chi sradicherà le male erbe dal campo? Consegna la lettera al giudice, Annarò!
Annarosa era dolce e semplice, ma le parole dello studente le davano tale stizza che nello scendere la scaletta ella faceva le fiche e imprecava. Eppure una specie di fascino la attirava lassù nella stanzetta povera e solitaria come una cella, ov’egli passava ore ed