Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
l’uomo nuovo | 177 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Chiaroscuro.djvu{{padleft:183|3|0]] ore davanti alla finestra, con la testa bruna e dura come quella di certi antichi santi di legno a metà barbari a metà bizantini che si vedono nelle vecchie chiesette sarde, disegnata sullo sfondo giallastro dei tetti e del cielo violetto d’autunno.
Ora con una scusa ora con un’altra, Annarosa saliva lassù, e s’egli non le parlava di quella cosa provava un vago malcontento.
Un giorno egli le disse:
— Cosa pensi, castigata? Se non consegni la lettera, io stesso andrò dal giudice e gli dirò la verità.
— Lei vuole uccidermi, don Zosè!
— Meglio che tu muoia, piuttosto che vivere nella barbarie e nella menzogna.
Stanco di predicare inutilmente alla figlia, un giorno chiamò la madre e tentò di parlarle col solo linguaggio che ella, secondo lui, era capace di comprendere.
— Vostra figlia è ammalata: tiene sul seno una lettera maledetta ove Portolu annunziava il delitto. Fategliela consegnare al giudice e vedrete che vostra figlia riavrà la sua pace e la sua buona sorte.
La donna allibì talmente che egli per contentarla dovette sputacchiarle sul viso onde scongiurare gli effetti dello spavento; una scena dolorosa seguì tra madre e figlia e questa per paura che le forze le venissero meno bruciò la lettera.
Ma una cosa straordinaria accadde; come aveva detto lo studente, ella parve a un trat —