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chiaroscuro | 21 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Chiaroscuro.djvu{{padleft:27|3|0]] e barbuto del suo fidanzato. Era lui che per annunziarle il suo arrivo le aveva lanciato l’arancia; e rideva silenziosamente dello spavento di lei, mostrando fra i peli neri dei baffi e della barba i lunghi denti puntuti.
— Che tu sii il benvenuto, — disse la matrigna alzandosi. — Non avanzi?
Mauru avanzò: piccolo e con le gambe un po’ storte, col suo costume nuovo, il cappuccio sulle spalle, pareva un buffone medioevale.
— Siediti, — gli disse il futuro suocero, senza alzarsi, spingendo uno sgabello.
— Non sono venuto per indugiare, — rispose il pretendente.
Tuttavia sedette e rimase lì due ore, senza mai guardare Madalena, che a sua volta non sollevava mai gli occhi. Ella cuciva e l’arancia, in grembo, le bruciava come una palla di fuoco. Dopo aver parlato del suo seminato, dei suoi buoi, della sua vigna, e fatto assieme con la matrigna e il futuro suocero il calcolo di quanto potevano possedere il tale e il tal altro, il fidanzato se ne andò. La matrigna disse:
— Non è una bandiera di bellezza, ma è grazioso e di buon cuore.
— I quadri con le belle figure stanno attaccati al muro; l’uomo cammina e non ha bisogno d’esser bello, — aggiunse il padre, ripiegandosi la lunga berretta sotto l’orecchio a mo’ di cuscino.
Madalena, taciturna, faceva scorrere da una