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22 le tredici uova

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Chiaroscuro.djvu{{padleft:28|3|0]] mano all’altra l’arancia, poi si alzò, la depose sul sedile dell’antipetus e uscì nel cortiletto.

La luna nuova calava fra gli steli neri dell’avena, sopra il tetto; in lontananza s’udiva un canto d’amore, vibrante e selvaggio come il nitrito dei puledri indomiti a primavera; dalla cucina usciva il profumo dell’arancia che la matrigna mangiava tranquillamente buttandone la buccia sul fuoco, e Madalena s’asciugò gli occhi con la manica della camicia.

Ogni volta che entrava, il fidanzato diceva che non poteva indugiarsi, e dall’antipetus lanciava arancie, pere e noci alla fidanzata. Una volta ella piantò sullo sgabello ove Maureddu usava sedersi, tre piccoli chiodi con la punta in su, e sperò che egli, pungendosi, capisse che ella lo disprezzava e non tornasse più. Egli si punse, ma non disse nulla e tornò e invece di sedersi sullo sgabello s’appoggiò all’antipetus.

Le nozze furono celebrate dopo la raccolta dell’orzo. Benchè facesse caldo, la sposa rimaneva pallida fredda come una statua di neve, e le sue nuove vicine di casa, vedendola così altera e riserbata, cominciarono a parlar male di lei. La chiamavano appunto la «Santa di ghiaccio».

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