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282 | la moglie |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Chiaroscuro.djvu{{padleft:288|3|0]] con curiosità la donna dal viso marmoreo, le rivolse la parola.
— Di dove vieni? Sei ammalata?
Un sorriso di gioia infantile animò il viso della donna.
— Malata sono stata: ora sto bene: vengo dalla reclusione.
— Perchè mi rispondi così? — disse risentita la serva.
— Tu credi sia una mala risposta? Eppure è la verità.
La serva cominciò a strillare.
— Perchè gridi, sciocca? — disse la donna. — Al mio posto avresti fatto lo stesso.
— Chi lo sa?
— Lo so io: perchè sono donna, e donna sei tu pure.
— E che cosa hai fatto?
La donna agitò le mani sotto il grembiale, rise, guardò in alto, come seguendo con gli occhi il volo dei corvi sul fondo argenteo del cielo.
— Ho ammazzato una donna, — disse tranquillamente; e siccome la serva continuava a strillare, corrugò le sopracciglia e il suo volto si rifece duro.
— Ma sei matta? Perchè gridi, figlia del diavolo? Tu mi ricordi quel gatto; sì, quel gatto aveva gli occhi come tu li hai adesso: verdi come la foglia delle canne. Guardala, Simone.
L’uomo procedeva taciturno, indifferente; guardava lontano, davanti a sè, alto e maestoso nel suo costume rosso e nero.