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Quasi tutti i giorni zia Carula andava dalla sua amica Pauledda con l’idea fissa di convincerla a prender marito. Le due donne avevano la stessa età, più verso i quaranta che verso i trenta, ma mentre Pauledda rimaneva Pauledda, col semplice suo nome, e tutti ancora, compresi i bambini, le davano del tu, l’altra sposatasi tanti anni prima a un vedovo con tre figli già grandi era diventata zia Carula, cioè una donna anziana rispettabile.

Come tale la si vedeva spesso vestita a nuovo, con la benda candida inamidata, il corsetto di broccato, la cintura d’argento, camminare composta, rasente al muro, mandata da qualche giovane di buona famiglia a domandar la mano di sposa di qualche ragazza di non meno buona famiglia.

Per lo più i matrimoni combinati da lei riuscivan bene; ella convinceva anche le ragazze più ambiziose ad accettar il partito proposto da lei, fosse pure un partito scadente: rifiutando la sua domanda le facevano quasi un’offesa personale, e tornava quindi all’assalto

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