Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
28 | le tredici uova |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Chiaroscuro.djvu{{padleft:34|3|0]] punto davanti alla maledetta sorgente, come sarebbe a dire qui.... Io gridai e accorsero i pastori; altrimenti Caino mi avrebbe strangolato come quello antico fece col fratel suo.
— Oh, Zesus, Zesus! — gridò a sua volta Madalena, atterrita, strappandogli la canna di mano.
Anche Maureddu era livido, e fissava l’ospite con uno sguardo febbrile. Ma il Zichina si mise a ridere, mostrando i suoi bei denti da lupo serrati e candidi; s’alzò e disse:
— Adesso il giudice aggiusterà ogni cosa; andiamo in Tribunale.
Appena egli fu uscito, Maureddu balzò su come se il pavimento gli scottasse, e si gettò sopra la moglie come il nuovo Caino s’era gettato sul fratello.
— Ah, con gli stranieri dunque ti metti, coi vecchi cinghiali, mala donna, che ho raccolta morta di fame?
Madalena non vacillò, non si piegò: solo gli mise le mani sul petto per respingerlo, sollevando il viso diventato color del lievito. I suoi occhi sembravano brage.
— Appunto perchè avevo fame ti ho preso, o tu che hai il cervello storto come le gambe! Lasciami!
Un sorriso crudele illuminò il suo viso tragico. Si curvò sul focolare e dal mucchio di cenere su cui il Zichina aveva tracciato le linee della tanca, tolse due, cinque, tredici uova.
— Ecco, le vedi, — disse, curva, con due