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96 | grazia deledda |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Giaffà, Sandron, 1931.djvu{{padleft:102|3|0]] ventare prima Mandarino e poi Imperatore, Giaffà se ne andava a spasso: ognuno sceglie giustamente il proprio mestiere o la professione e nessuno ha il diritto di contrastare tale inclinazione naturale. Quello d’andare a spasso era il mestiere-professione scelto da Giaffà, e che molti di voi, immagino, sceglierebbero. Basta. Giaffà arriva presso un mulino e il primo suo atto è quello di affacciarsi alla spalletta del fiume e di tirar sassi rasenti all’acqua in modo che rimbalzino.
Gli si avvicinò l’amico Si-moi che lo salutò cordialmente offrendogli una susina lucida e gonfia come il proprio naso: e gli disse:
— Scommetti, Agara, che se tu fai fare nell’acqua cinque balzi al sasso io gliene faccio fare dieci? —
Giaffà pensò: «Io non mi chiamo Agara. Si-moi si deve essere sbagliato quantunque mi conosca bene. Con Agara ci ho giocato ieri e mi ha vinto quattordici fichi secchi, quell’imbroglione. Ma non importa. Quello che m’importa è vedere se davvero questo spaccone è più bravo di me a far saltare i sassi nel fiume».
— Vediamo, — disse forte.
— I sassi devono essere uguali.