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son giaffà o non giaffà? 111

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Giaffà, Sandron, 1931.djvu{{padleft:117|3|0]] ora su un ginocchio ora su un altro come faceva appunto quello scroccone di A gara.

Il sapiente prestò i dieci soldoni che allora valevano almeno le diecimila lire di oggi. Ma la burla li valevano.

Quando Giaffà fu lontano, alla distanza di qualunque rincorsa o di qualunque freccia, si voltò e vide che il sapiente, a gambe larghe sotto la veranda dondolava il capo mostrando d'aver capito proprio all’ultimo momento che l’imbrogliato era stato proprio lui.

* * *

— E ora tocca a Si-moi — mormorava Giaffà allegro.

— Mio Si-moi — gli disse toccandogli il codino con molta gentilezza come era abituato a fare Agara. — Non credi che sia il caso di pienare questo nostro pomeriggio, dopo aver fatto i compiti della scuola, con qualche piacevole computo?

— Si, — rispose Si-moi, — Agara mio.

Fecero insieme il computo. E furono contenti di aver risolto un problema molto difficile: «quante volte sta un codino in un mestolone».

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