< Pagina:Deledda - Giaffà, Sandron, 1931.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
118 grazia deledda

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Giaffà, Sandron, 1931.djvu{{padleft:124|3|0]]

Giaffà era troppo buono per prendersi una vendetta cosí crudele: si sarebbe contentato, incontrando Agara, di scambiare qualche carezza con lui. E andò via con il naso per aria e la pancia piena.

Della rivincita di Giaffà vi fu molto rumore nel paese e nella provincia, tanto che alcuni cominciarono a ricredersi a proposito del buon senso del giovine: con difficoltà, certo, perché è molto difficile riacquistare stima dopo che per una piccolissima sciocchezza si è persa.

Ad ogni modo Giaffà se ne andò al giardino della fanciulla: e quando la guardia finse di osservare le onde del mare saltò il muro e trovò l'amichetta lieta e profumata di giovinezza che lo attendeva fra i rosai. Giocarono. Per ora lasciamoli giocare, ridenti e sereni come il cielo che li accompagna. Forse fra poco si staccheranno da questa favola per entrare in un’altra meno felice e ingenua, ma più grande che adesso, ragazzi miei, non potete ancora capire.


Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.