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ultime avventure di giaffà 47

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Giaffà, Sandron, 1931.djvu{{padleft:53|3|0]]rale accade, amici miei, che chi crede e protesta di essere schiavo di un lavoro, poi, quando lo lascia e va a un brutto divertimento trova una pena, una disillusione che fa rimpiangere il tempo dell’onesto operare.

La vecchia disse:

— Giaffà ascolta.

— Ti ascolto. — Batti e ribatti, in quella Corte Giaffà aveva imparato un po’ di educazione.

— Quella che dovrai sposare — seguitò con un tono misterioso la vecchia — è molto pericolosa.

Giaffà si passò la mano sul collo.

— Sai che cosa ha fatto una notte? Ha rifiutato, e se non fosse stato svelto a fuggire l’avrebbe fatto condannare nelle maniere che tu sai, un fidanzato molto importante. E allora? perché non scappi anche tu?

— Subito.

— Il fidanzato molto importante aveva detto che secondo il costume dei suoi avi bisognava dormire su stuoie felpate: lei gli rise in faccia. Allora lui, piano piano, con certi suoi consiglieri entrò nella camera di lei: la bella Torí-li dormiva beatamente con le braccia incrociate sulla testa di ebano, sopra un letto alto quasi fino al soffitto,

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