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i giuochi della vita 153

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— Giammai! Giammai! Giammai! — diss’ella scuotendo il capo. — Una volta Candido e Pangloss, o come si chiamava, volevano suicidarsi, ma avevano la rogna, e non si uccisero per paura che il giornale locale scrivesse che s’ erano suicidati perchè avevano quella brutta malattia.

— Che c’entra? — chiese il giovine.

— Ecco, — spiegò Carina, — preferisco che il giornale non faccia il mio nome anzichè dica che sono stata investita da un asino: ma dimmi un po’, fin dove arriviamo?

— Fin dove vuoi. Entriamo al caffè? Permetti che ti offra qualcosa? — chiese Goulliau galantemente.

— Grazie, signore, non prendo niente! — ella rispose sullo stesso tono.

Tutte le sere avveniva quella piccola scena: Goulliau offriva a Carina di condurla al caffè, ella rifiutava; pareva uno scherzo, ma quello scherzo riusciva loro amaro, perchè entrambi sapevano che oramai non potevano più permettersi il lusso di andare al caffè.

Arrivati in piazza Venezia si fermarono ancora all’angolo del Corso e videro un collega di Goulliau fermo in ammirazione davanti alle vetrine del pizzicagnolo Dagnino.

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