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i giuochi della vita 181

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - I giuochi della vita.djvu{{padleft:189|3|0]] damente, i marciapiedi sembravano lavati: tutta via Nazionale, nel cui sfondo, sul cielo azzurro, salivano piccole nuvole d’un grigio dorato, era invasa da una viva luce azzurrognola, e le figure dei passanti si delineavano con nitidi contorni come in una luminosa fotografia.

Carina amava la grande e simpatica via con l’amore che si nutre per un paesaggio, per un motivo, per un’opera d’arte: talvolta, in certe ore della giornata, sotto certi effetti di luce, seguendo il largo ondeggiare della folla o perdendosi nei grandi marciapiedi vuoti, ella provava una specie d’incantesimo e non si accorgeva di camminare, o le pareva di attraversare un fiume, provando tutto il fascino che dà il riflesso dell’acqua corrente.

Anche quella mattina, nella luce azzurrognola che illuminava i marciapiedi chiari, ella provò quel vago senso di beatitudine e di astrazione, pur ricordando dove era diretta e sembrandole di andare a compiere il brutale sacrifizio di tutti i suoi ideali d’arte.

— Io non sono timida: avanti! — ripetè a sè stessa, penetrando nella redazione del giornale.

Nella scala incontrò una signora vestita di nero, e quest’incontro la incoraggiò.

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