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182 i giuochi della vita

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Avanti. Un caldo soffocante gravava nell’aria della scala un po’ buia. Arrivata su, Carina si fermò ansante: il cuore le batteva forte.

Un ragazzo pallido, con gli occhi indifferenti e cerchiati d’uomo corrotto, le domandò cosa desiderava.

— Il direttore.

— Non è venuto.

Ella, ricordandosi che non era timida, prese un tono arrogante:

— Se mi ha detto di venire alle undici! Portategli la mia carta!

Il giovinetto prese la carta da visita, sparì, ritornò.

— Favorisca.

Carina si trovò in una grande sala dalle cui alte invetriate pioveva una luce grigia di crepuscolo: vecchi divani gialli ed un gran tavolo coperto di panno verde formavano tutto il mobilio.

Un operaio, seduto in un angolo, aspettava pazientemente e timidamente. Carina provò ancora una volta un sentimento di umiliazione, vedendo che l’ora passava, che nessuno veniva a chiamarla, che ella, col suo manoscritto fra le mani, doveva aspettare pazientemente e timidamente come l’operaio venuto

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