< Pagina:Deledda - I giuochi della vita.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

i giuochi della vita 187

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - I giuochi della vita.djvu{{padleft:195|3|0]]

— Poteva farne a meno! Io glielo rimando, sai; che se ne faccia fare un arrosto!

Ma non lo rimandò. Era così grazioso e divertente! Invece di ingrossare diventava sempre più piccolo, e Carina passava ore ed ore a lavarlo, pettinarlo e annodargli il nastro intorno al collo.

Una sera, però, agli ultimi di novembre, ella si accorse che il mantenimento del cagnolino gravava sul bilancio domestico, e pensò con rancore: — La mia vita è così seria e meschina che non mi permette neppure un momento di trastullo e d’inutile divertimento.

E si sfogò con Teodoro Calzi che quella sera venne a suonare alla porta del freddo appartamentino.

— Dimmi, — chiese il Calzi appena entrato, rivolgendosi a Goulliau, — che cosa intendi di fare per Natale?

— Io? Niente. Eppoi mi pare che sia un po’ presto per pensarci.

— Senti, senti! — riprese l’altro, togliendosi e piegando accuratamente il mantello. — Io invece ho già provveduto, ho già visto, ho già stabilito. Hai veduto, in via Torino, nelle vetrine della Cooperativa Militare, c’è la pentola col zampone....

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.