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202 | i giuochi della vita |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - I giuochi della vita.djvu{{padleft:210|3|0]] e poi sarete costretti a fare ciò che potevate far subito, senza tanti crepacuori.
— Si può benissimo anche morire di fame — disse Carina. — È un modo di morire come tutti gli altri.
— Parole, signora Caterina, parole!
— Ma, — osservò Goulliau — ammesso il caso che uno voglia davvero vendere il suo ingegno, come questo scrittore, c’è poi l’imbecille che compra?
— Sì, son cose che accadono solo nelle novelle — disse Carina.
Calzi si tolse il monocolo e guardò Carina coi suoi piccoli occhi giallastri. Era forse la prima volta che la guardava direttamente negli occhi, e il suo viso, metà illuminato e arrossato dal tramonto e metà pallido e in ombra, destò un forte senso di disgusto nella giovine donna.
— Vuole che me ne occupi io? — egli chiese. — Se vuole non ha che a parlare.
I Goulliau sapevano che Calzi s’occupava un po’ di simili affari; per esempio, andava dagli strozzini in cerca di denari per certi colleghi, s’occupava di vendite e compre di mobili, cercava appartamenti e donne di servizio, metteva a posto qualche giovane senza impiego;